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Natale a Ischia

 

Castello-Natale-2

L’isola d’Ischia ogni anno rinnova le proprie tradizioni con feste religiose che attirano non solo un pubblico ischitano ma anche i tanti turisti che la visitano. Ad “aprire” le festività natalizie è la festa dell'Immacolata che viene celebrata l'8 dicembre, e solitamente rappresenta un vero e proprio ponte che si festeggia organizzando viaggi, vacanze, last minute, weekend fuoriporta per tutta la famiglia, con grandi e bambini, quindi non perdete l'occasione per visitarci!

È anche periodo di avvicinamento al Natale, e le strade sono addobbate dalle luminarie, e dagli alberi di Natale che rallegrano queste fredde giornate invernali. Vengono organizzate svariate manifestazioni, mostre, sagre e mercatini di Natale. È anche l'occasione per partecipare alle notti bianche o alle veglie dell'immacolata, con messe, canti e funzioni religiose; oppure per andare al cinema o al teatro.

Il Natale è un momento magico, soprattutto nelle piccole emozioni quotidiane, come l’arrivo dei zampognari, il profumo di roccocò e di mandarini, le serate in cui nelle case o negli scantinati si gioca a tombola e si raccontano barzellette. Lo si sente di più nel cuore il ventiquattro dicembre, alla Vigilia, quando alle tre di notte c’è chi è ancora indaffarato nel preparare cose buone. Le campane chiamano a raccolta le genti del paese. Anche i proprietari delle piccole attività restano aperti contribuendo a rendere ancora più vive le piazze, ricche di tanti addobbi. Ammirare le stelle in questa notte, con il freddo pungente della Vigilia, è come ammirare dei diamanti incastonati nel cielo. Tra scambi di auguri, battute e canti natalizi si spera che l’alba tardi ad arrivare. Usciti dalla chiesa dopo la Santa Messa, della pasta e fagioli, del pane e pomodoro e altre cibarie preparate da molte massaie del centro, non rimaneva più niente. Le strade cominciavano ad affollarsi di persone, la luce del giorno proiettava alla realtà.

Presepe vivente zampognari precessione-vigilia

 

La nostra storia si racconta nei presepi …

Ischia vanta l’antica tradizione del presepe. Ovunque è possibile ammirare dei piccoli capolavori realizzati con tanta passione. Gruppi di persone, adulti e bambini uniti dalla grande passione per il presepe, a partire dal mese di ottobre, si incontrano per dar vita a delle piccole grandi opere, che si aprono al pubblico per un itinerario a tema intorno tutta l’isola. Opere che creano un’atmosfera magica per le stradine del centro, con colori e musiche natalizie, spesso confuse tra loro per la breve distanza l’uno dall’altro. Come è ormai tradizione Campagnano tornerà a vestirsi di suoni, luci e colori. Un presepe con oltre 250 figuranti vestiti ad arte in abiti ottocenteschi. Un’atmosfera e una suggestione che si realizza in una miriade di cantine, anfratti e grotte naturali.

A proposito di naturalezza isolana, ancora lontana dai circuiti del turismo di massa, la Baia di Sorgeto è un piccolo paradiso dove è possibile fruire gratuitamente delle terme ma anche conoscere uno spaccato della vita e delle tradizioni locali. La visita alla Baia di Sorgeto è una buona occasione per conoscere la frazione di Panza con la sua Chiesa Madre dedica a San Leonardo Abate. In occasione delle festività natalizie poi il paese organizza giochi, mercati artiginali, recital, concerti musicali ed in particolare il 6 gennaio, il giorno dell’Epifania, i bambini vestiti da Magi e da pastori gireranno per le vie del paese per annunciare la nascita di Gesù Bambino.

Sorgeto


La Baia di Sorgeto è tra le mete assolutamente irrinunciabili di una vacanza ad Ischia. Il dolce tepore delle acque rende questa esperienza ancor più interessante nel periodo natalizio, quando il cielo è cupo e il mare è incredibilmente silenzioso. Ed è così discretamente che le acque fredde del mare accolgono e mitigano le bollenti sorgenti minerali raccogliendosi in vasche naturali che diventano salotti all’aperto dove è facile incontrare ischitani che abitualmente ricorrono alle acque e alle pietre tufacee che le circondano per preparare fanghi naturali. Intanto patate e pollo al cartoccio si cucinano sotto le pietre bollenti. Insomma è il luogo ideale per trascorrere una giornata serena … o una romantica serata sotto il chiarore della luna!!

Autunno... Stagione magica!

porcini

Dopo che l’estate ha portato via con se la calura di un sole cocente ci riappropriamo finalmente dei nostri spazi, del nostro tempo, del nostro mondo interiore. Più disponibili e pacati, osserviamo la natura intorno a noi che vibra ricca di vita.

L’autunno non è la stagione della malinconia e della tristezza solo perché gli alberi si spogliano e si avvicina l’inverno, ma è la stagione in cui avvertiamo la necessità di esplorare i sentieri, la montagna, i boschi di lecci, querce e castagneti. Per chi ama le passeggiate all’aperto, l’isola, nonostante i suoi limiti fisici, appare come un continente tutto da scoprire. L’entroterra ci porta in una dimensione che non è quella caotica e snervante dei centri abitati, ma è intima ricerca di noi stessi e delle nostre radici.

Dal 15 settembre in poi, c’è un “popolo” che aspetta impaziente la pioggia e ascolta le previsioni dei vecchi contadini per calcolare i tempi giusti per la salita al monte: sono gli appassionati della ricerca dei funghi, ma per l’ischitano il trofeo da scendere è solo uno: “U Cap’ Nir”, in parole povere il fungo porcino dell’isola d’Ischia.

L’ischitano che si dedica a questo hobby con interesse rispetta anche le specie velenose e il sottobosco, gli alberi e tutto l’ambiente naturale, al quale accede con silenzio e descrizione. La nostra montagna viene invasa ogni anno ogni anno dai “professionisti” della raccolta, da famiglie che cercano di insegnare ai propri figli l’amore e il rispetto per le diverse “pittate” (ripide pareti dove di solito le migliori specie di funghi si annidano tra erba e foglie), ma anche da non esperti che si accontentano di passeggiare in questa meravigliosa campagna autunnale con l’isola che si accende di misteriosi toni dorati, con alberi che rosseggiano, le piante che luccicano al sole più tiepido di ottobre, con i rami caduti tappezzati di muschio verdissimo.

Ad Ischia sono tanti i luoghi dove nei giorni che seguono la pioggia ci si reca alla ricerca dei “Cap’ Nir”, un fungo piuttosto tozzo nel gambo, con il cappello marrone scuro. Ma ci sono anche altre specie di funghi commestibili che crescono in quantità sotto castagni, querce, faggi, abeti, che vengono messi sott’olio per condire gustose insalate, o servirli come contorni. Tra le località più ricche di funghi è d’obbligo ricordare il Rotaro a Casamicciola, Fiaiano a Barano, ma anche Santa Maria al Monte ed i fianchi del Monte Epomeo, senza dimenticare posti storici come “creteca”, “u’raron”, “tribbit” o la “falanga”. Naturalmente bisogna essere esperti; se conoscete bene i funghi, allora cestino di vimini sotto braccio e via in un escursione a caccia di sapori muschiati.

Le condizione meteorologiche sono fondamentali: i funghi sono amici della pioggia e di temperature miti. Sempre. Una pioggia molto abbondante, prolungata per giorni, seguita da un bel tempo, rappresenta una condizione favorevole. Inoltre, il bosco ideale dove cercare deve avere la caratteristica di essere poco frequentato e poco sfruttato, perché i funghi necessitano di equilibrio ambientale perfetto per poter fruttificare. I punti più difficili da raggiungere sono quelli dove è più facile essere fortunati, ma bisogna fare molta attenzione se non si è familiari con il posto. Infatti regola dice: mai da soli, mai all’imbrunire, mai senza preavvisare, mai perdere l’orientamento (ma se succede niente panico). Ci si orienta con il sole, con alberi posizionati strategicamente, e poi nei periodi di raccolta non si è mai soli. Una cosa è certa, deve essere sempre la prudenza la compagna fedele di chi si avventura nei boschi!

Terme ad Ischia

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Qui è la bella vita, qui c’è la qualità della vita! Per questo la gente ci sceglie!

Come in questo mese di ottobre, quando Ischia, dopo l’affollamento estivo, torna ad essere il luogo ideale dove soggiornare per attingere a piene mani, vigore, vivacità e soprattutto salute. Un luogo in grado di restituire il giusto equilibrio a chiunque voglia godere dei benefici effetti del suo clima e delle miracolose virtù terapeutiche delle sue acque termali.

Tornare ad Ischia per trascorrere una vacanza di inizio autunno è l’occasione per scoprirne i suoi aspetti più nascosti ed intimi: le spiagge ampie ed assolate bagnate dal suo mare pulito e temperato, le riposanti pinete e le fertili campagne dove le verdi colline e le balze rocciose dell’Epomeo invitano a ritempranti passeggiate ed escursioni.

È il momento di rigenerarsi grazie alle famose “miniere d’oro”, quelle sorgenti termali, ognuna con le proprie peculiarità e proprietà curative, utili a ridonare forza e vigore al proprio organismo. Ma Ischia è famosa anche per i fanghi, validi per la cura di forme reumatiche e in ginecologia.

Lo sfruttamento delle acque termali sull’isola risale ai primi decenni del seicento, quando da diverse nazioni europee iniziarono ad accorrere numerosi, in cerca di cure. Fu l’inizio del turismo sull’isola.

Oltre 300 strutture alberghiere, in gran parte dotate di proprie terme e di piscine di acqua calda, rappresentano una realtà all’avanguardia in Europa. Le cure tradizionali si accompagnano ormai a massaggi, fisioterapia e a ginnastica correttiva e riabilitativa, in quanto secondo una tendenza sempre più accentuata, le terme sono diventate luogo di recupero del benessere psico-fisico dell’individuo. Così anche sull’isola sono nate presso le strutture alberghiere più attrezzate beauty farm che coniugano i bagni termali con il fitness, la cura dell’alimentazione, i trattamenti estetici. Il tutto sfruttando i vantaggi di una ambiente salubre e ecologicamente sano, in grado di favorire un soggiorno tranquillo e piacevole.

L’isola d’Ischia è poi l’unico luogo al mondo in cui la natura e l’impegno dell’uomo hanno saputo creare quelle meraviglie che sono i parchi termali, aperti fino alla fine di ottobre, nei luoghi più panoramici dell’isola, offrono ai visitatori piscine termali di diverse temperature, incastonate in lussureggianti giardini attrezzati di spiagge private, reparti per le cure termali tradizionali e di alto livello.

Suggestivo è il racconto del mito che da origine alla salubrità e alle innumerevoli virtù terapeutiche delle acque termali ischitane. La mitologia narra di una congiura ai danni di Giove, ideata da Gea che scatenò contro di lui i Titani, dei mostri giganti, nati dal sangue di Urano, che avevano per gambe enormi serpenti. Dai Campi Flegrei, dove dimoravano, iniziarono la loro scalata all’Olimpo, scagliando verso di esso rocce ed alberi infuocati. I mostri avrebbero vinto la battaglia se Zeus non avesse chiamato in aiuto un mortale, l’eroe Ercole che, con l’astuzia, li sconfisse, incatenandoli ciascuno sotto un vulcano dal quale continuano ad eruttare la loro rabbia: Encelado sotto l’Etna e Tifeo, il più terribile sotto Ischia. Tifeo continuò a dimenarsi sotto la terra, dando tremendi scossoni e piangendo ininterrottamente. Giunone, infastidita dal suo pianto, promise a Tifeo il perdono di Giove e qualunque altra cosa purchè smettesse di piangere. Il gigante acconsentì a condizione che le sue lacrime fossero trasformate in acque salutari e le sue gambe in tralci. La richiesta di Tifeo fu accettata da Giove e così le lacrime del Gigante si tramutarono nelle preziosissime sorgenti idrotermali dell’isola d’Ischia e i suoi piedi, prima spaventosi serpenti, divennero i tralci delle viti che diedero origine al patrimonio enologico dell’isola. Tanti gli effetti benefici delle acque termali ischitane. Il primo fra questi la fertilità che, sempre secondo la mitologia, provocò la nascita di Afrodite, in quanto le sue acque radioattive si mischiarono con quelle del mare fecondate dai genitali di Tifeo, figlio di Urano.

Vendemmia

vendemmia

Partendo dalla Parrocchia del Carmine a Serrara, scendendo lungo una stradina ripida e tortuosa, presidiata da due file ininterrotte di case costruite, troverete due piccoli appezzamenti di terreno lavorati con la perizia dei vignaiuoli di un tempo. Il luogo si chiama ‘Iesca’ e la vigna fa parte del grande agglomerato di terreni della società Terra Mia produttrice dei vini Pietratorcia. Ha la migliore esposizione possibile, levante – mezzogiorno - ponente, ad un’altezza di circa 500 metri sul livello del mare, ha vitigni giovanili di biancolella e forastera carichi di uva.

Eravamo una quindicina di volenterosi, armati di forbici da pota, cestoni di plastica, buona volontà e tanta inesperienza. "Le pigne d’uva vanno appoggiate nei cesti e non lanciate, non va perso nemmeno un acino perché significherebbe perdere una goccia di vino, lasciate sulle viti solo i ‘rasciuoppoli’", intervenne Franco.

Si parte dal fondo del terreno trascinando le ceste verso l’esterno per consentire ai trasportatori un’agevole raccolta e conferimento alle cantine. Ogni coppia si è assegnata un filare e giù a vendemmiare, piluccando gli acini più biondi e maturi dei grappoli migliori e mettendo da parte quelli super che sarebbero stati la paga in natura del nostro lavoro.

Alle dieci e mezzo break per un piccolo spuntino. Ci attendeva un’insalata agreste, salsicce secche, pane, vino della casa (e che vino!).

La ripresa della vendemmia è stata faticosa perché la bellezza del luogo richiedeva solo una bella passeggiata. “Forza e coraggio che alle 13 avremo finito e solo allora vi comunicherò la sorpresa della giornata”, il proclama di Franco non ci colse di sorpresa, conoscevamo l’inventiva della sua mente luciferina, e fu il giusto pungolo per farci lavorare! Alle tredici in punto avevamo ultimato la nostra opera, rimaneva da vendemmiare solo un fazzoletto di terreno detto ’u sorice’ che fu affrontato dall’intero gruppo e liquidato in dieci minuti. Ci raccogliemmo sullo spiazzo, eravamo molto sudati benché il tempo lassù a Serrara fosse fresco ed il sole era velato da un sottile strato di nubi che andava sempre più intensificandosi, e Franco ci informò, in fretta, che la vendemmia era andata molto bene grazie ad un’estate torrida ed alle provvidenziali piogge pre vendemmia che avevano reso turgidi i grappoli. “E la sorpresa ?” fecero le Signore dimostrando di essere intriganti e curiose. Tutti in macchina ed alla massima velocità giù a Sorgeto per un salutare bagno ed il pranzo al ristorante dove, come tradizione vuole, avremmo consumato spaghetti a vongole e pollo alla cacciatora. Mezz’ora dopo stavamo con le ‘pacche’ nell’acqua, nel vero senso della parola. Il suono prolungato di una tofa ci comunicava che il pranzo era in tavola. Abbiamo consumato tutto con voracità e solo a fine pranzo ci siamo parlati. Mimì il ristoratore ha commesso un solo errore quando per frutta ci ha portato dell’uva. Uva a noi che odoravamo di mosto!

Dopo quattro ore di piegamenti per la raccolta dell’uva, un bagno che, al contrario di quanto pensavamo, ha consumato le ultime energie residue, ed il pensiero della risalita con quei 300 gradini da superare, ci faceva desiderare solo un buon riposo. Alle cinque del pomeriggio eravamo già pronti e Franco non ha perso l’occasione: “carissimi ho apprezzato molto il vostro senso del dovere, l’abnegazione con la quale vi siete spesi, lo sprezzo del pericolo - qualcuno ha dovuto vendemmiare dei filari posti proprio sui cigli dei poggi -, la cavalleria degli uomini e la disponibilità delle Signore, per cui in omaggio al famoso aforisma ‘utilia bis repetita iuvant’ vi invito ufficialmente alla vendemmia di sabato prossimo a ‘chignole’”. Non aveva ancora terminato che un coro di nooooo si è levato al cielo ed io che quando sento le citazioni in latino vado in deliquio ho ribattuto: “caro Franco devi sapere che ‘semel in anno licet insanire’ e noi la pazzia per il 2011 l’abbiamo commessa oggi”!

Festa di San Michele Arcangelo

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“Scendendo verso la marina, ecco apparire S. Angelo, chiuso nella sua pace. Sfuggito all’amplesso dell’isola, primo fra tutto, spicca l’isolotto omonimo con le sue ripide scoscese sopra gli scogli dirupati e dilavati dalle onde, accessibile soltanto da nord-est a mezzo d’una lingua di sabbia lunga 119,50 metri e larga 30 che lo salda all’isola. È una roccia di origine vulcanica alta 105 metri. Un ciclopico altare verso il cielo, un altare dai mistici e storici fastigi dove s’instaurò il culto dell’Arcangelo Michele, l’Angelo protettore che ha dato nome al villaggio”.

Su quell’isolotto i Monaci Benedettini verso l’anno mille eressero un piccolo monastero che abbandonarono nel 1432 ma lasciarono il culto per l’Arcangelo Michele. C’era anche una chiesetta con una torre di avvistamento che andarono distrutte nel bombardamento inglese del 1808. Da allora l’isolotto è abbandonato. Il piccolo villaggio di pescatori cominciò a svilupparsi verso la marina con le case abbarbicate sulla roccia.

La tradizione popolare racconta che la piccola statua di San Michele Arcangelo fu portata in una piccola chiesetta al di sopra del villaggio chiamata “S. Maria a Terra” che un sacerdote, Don Giuseppe Iacono, di ricca famiglia di possidenti e commercianti del vino, ampliò anche con donazioni terriere nel 1850 per farne una Parrocchia che ebbe il riconoscimento canonico solo nel 1905. La chiesa sorse proprio vicino al minuscolo cimitero il cui suolo era stato donato dallo stesso Don Giuseppe Iacono. La chiesa ed il cimitero sono separati soltanto dal minuscolo sagrato.

Don Vincenzo Fiorentino, l’attuale parroco di San Michele a S. Angelo, ha 81 anni ma non li dimostra. È figlio di contadini della vicina frazione di Panza e la longevità è di casa nella sua famiglia, isolana da secoli. Sua madre è morta a 100 anni.

È parroco di S. Michele da 49 anni, ed è il terzo parroco dall’erezione in parrocchia dopo Don Giuseppe Iacono e Don Luigi Trofa, un grande sacerdote ed educatore che fu parroco dal 1913 fino al 1962. Nel piccolo cimitero accanto alla chiesa riposa per sua volontà anche un altro grande sacerdote di S. Angelo, Don Pasquale Polito (1907-1994), storico e scrittore dell’isola d’Ischia che nelle sue memorie ricorda l’insegnamento di Don Luigi Trofa.

La festa di San Michele è una festa molto sentita dalla popolazione e molto amata dai turisti, dei quali in tanti, da anni, prenotano gli alberghi proprio in occasione dei due giorni della festa.

È soprattutto straordinaria la “processione in mare” che si tiene venerdì 30 settembre. La statua di San Michele, “guerriero e guidatore con la spada sguainata sul dragone” come lo presenta Don Pietro Monti nel suo libro, viene portata a spalle dai marinai di S. Angelo dalla chiesa scendendo per il viottolo fino alla piazzetta e da qui posta su di un peschereccio sul quale prendono posto Don Vincenzo Fiorentino, le autorità civili e militari, i membri del comitato e poi centinaia di natanti di ogni tipo con la popolazione ed i turisti a seguire la barca di S. Michele che dal porticciolo arriva fino a Punta Chiarito verso Forio per poi, doppiato l’isolotto che tutti chiamano “la Torre”, verso la Marina dei Maronti e quindi il ritorno nel porto ed in piazzetta. La processione in mare comincia alle 18 per finire verso le 20 dove in piazzetta Don Vincenzo celebra la messa di ringraziamento.

Chiude i due giorni di festeggiamenti, nel corso dei quali le funzioni religiose si intrecciano con i concerti della banda musicale in piazzetta, lo spettacolo dei fuochi d’artificio alla mezzanotte del 30 settembre nello specchio d’acqua di Cava Grado con l’isola di Ventotene di fronte, distante 18 miglia, dalla quale forse si possono anche intravedere come un saluto di Ischia, l’Isola - Madre dei Golfi di Napoli e Gaeta, alle isole ponziane – figlie dove ancor oggi vivono i “coloni ischitani” che portano i cognomi di qui come Iacono, Mattera, Taliercio. Discendenti di contadini e pescatori, uomini e donne di terra e di mare, che hanno solcato il Mediterraneo insediandosi nelle sue isole, perfino nell’Arcipelago Toscano, certi nella fede di essere guidati dall’Arcangelo Michele, il loro Angelo protettore.

Programma:


Serrara Fontana - Loc. Sant'Angelo - Festa di San Michele Arcangelo:

Giovedì 29 settembre 2011

  • 07.30 - S.messa.
  • 09.00 - Una fragorosa diana saluterà il giorno principale della festa.
  • 09.30 - Arrivo e giro in paese della banda musicale Aurora.
  • 12.00 - Concerto mattutino in piazza.
  • 18.00 - S. Messa e processione per le strade del paese.
  • 21.00 - Concerto in piazza della Banda Musicale Aurora.

Venerdì 30 settembre 2011
  • 09.00 - Una diana saluterà il giorno conclusivo della festa.
  • 09.30 - Arrivo e giro in paese della banda musicale.
  • 11.00 - Processione fino alla piazza dove la statua di S. Michele resterà esposta alla venerazione dei fedeli.
  • 12.00 - Giro in barca della banda musicale verso punta Chiarito e lungo la spiaggia dei Maronti.
  • 18.15 - Processione per mare: imbarco al porticciolo dei pescatori e proseguimento sottocosta per punta Chiarito, poi punta Maronti e ritorno.
  • 20.00 - Sbarco sotto la Torre e processione con fiaccolata fino alla piazza. Celebrazione della S. Messa solenne officiata dal nostro Vescovo Padre Filippo Strofaldi. Al termine rientro in chiesa con fiaccolata.
  • 22.00 - Concerto di musica classica napoletana, con Marinella.
  • 24.00 - Fuochi piromusicali a conclusione dei solenni festeggiamenti.

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