Descrizione
Nella località Falanga, esteso altopiano dell'Epomeo ricco di boschi di castagni, situato a circa 600 metri di quota che deve il nome alla straordinaria morfologia ambientale, più che altrove è possibile scorgere tra la vegetazione grossi massi tufacei caduti dall'Epomeo millenni fa. Uno dei tanti famoso alla popolazione locale è Pietra Perciata, cioè forata (probabilmente dagli agenti atmosferici), qualunque rumore nelle sue immediate vicinanze provoca echi sonori al suo interno, come se essa stessa producesse suoni. La conduzione dell'agricoltura isolana, dominata in prevalenza dalla viticoltura, spinse i contadini del 1600, ad una laboriosa opera di sistemazione dei ripidi pendii fino alla Falanga.
Data la notevole distanza dai centri abitati, nel vasto territorio sottostante la vetta epomeica i contadini trovarono numerossi massi tufacei dove realizzare dei ricoveri temporanei. Il complesso dei massi precipitati agevolò tale proposito fornendo il materiale per la realizzazione degli abituri temporanei, ottenuti grazie ad un'opera di trasformazione; all'interno l'arredo, ridotto all' essenziale, fu scolpito direttamente nelle pareti mentre all'esterno si nota l'assenza della gradinata per accedere alla sommità del masso; e ciò perché la Falanga, difficilmente accessibile ed inoltre poco adatta come posto d'osservazione, rendeva superflua la costruzione di tale complessa componente architettonica.
Il pianoro boschivo rievoca altre attività semirurali, legate al consumo del vino, quali la raccolta e la conservazione della neve entro profonde fosse circolari; una consuetudine, evidentemente stagionale, che si era radicata nella tradizione popolare tanto da costituirne un rituale da svolgere nei periodi più freddi dell'inverno. I contadini, dopo essersi radunati nel centro di Fontana, abbigliati nei costumi tradizionali ed accompagnandosi con canti, si recavano a colmare di neve le fosse, poi ricoperte con rami secchi per facilitarne la conservazione fino alla stagione estiva quando veniva prelevata per rendere più gradevole il vino.
Attualmente la Falanga è in completo stato di abbandono, e l'intero altopiano ricoperto da un lussureggiante bosco di castagno.
Data la notevole distanza dai centri abitati, nel vasto territorio sottostante la vetta epomeica i contadini trovarono numerossi massi tufacei dove realizzare dei ricoveri temporanei. Il complesso dei massi precipitati agevolò tale proposito fornendo il materiale per la realizzazione degli abituri temporanei, ottenuti grazie ad un'opera di trasformazione; all'interno l'arredo, ridotto all' essenziale, fu scolpito direttamente nelle pareti mentre all'esterno si nota l'assenza della gradinata per accedere alla sommità del masso; e ciò perché la Falanga, difficilmente accessibile ed inoltre poco adatta come posto d'osservazione, rendeva superflua la costruzione di tale complessa componente architettonica.
Il pianoro boschivo rievoca altre attività semirurali, legate al consumo del vino, quali la raccolta e la conservazione della neve entro profonde fosse circolari; una consuetudine, evidentemente stagionale, che si era radicata nella tradizione popolare tanto da costituirne un rituale da svolgere nei periodi più freddi dell'inverno. I contadini, dopo essersi radunati nel centro di Fontana, abbigliati nei costumi tradizionali ed accompagnandosi con canti, si recavano a colmare di neve le fosse, poi ricoperte con rami secchi per facilitarne la conservazione fino alla stagione estiva quando veniva prelevata per rendere più gradevole il vino.
Attualmente la Falanga è in completo stato di abbandono, e l'intero altopiano ricoperto da un lussureggiante bosco di castagno.