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Comune di Barano

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La posizione di Barano e suoi casali è unica nell'isola: sembra un paese mediterraneo, perché posto lontano dal mare, in prominente giacitura, fra colline e monti, valli e pianure fertili e lussureggianti. Le campagne di Moscardino, Maisyo, Belvedere, Cufo, Cesa, la Torre, Casabona, Casale -e fra le adiacenze di Moropano- le altre di Cannavino, Tuoro, Valle, Terzano, Finestra, rendono più gaio e ridente quest'interessante comune. Anzi l'aria che si respira in questi luoghi è sanissima: il caseggiato è per lo più ad un piano solo terranno, ma decente, pulito; non mancano dei fabbricati a più piani, e dei palazzi che in quel sito fanno contrasto colle restanti private dimore. Come del pari eleganti casini sorgono fra quelle campagne.
I caseggiati del centro principale del comune danno un'aria di distinzione al sito, che esposto in una bellissima posizione, spiega alla vista un orizzonte pittoresco, ed incantevole dai due punti sud-est e sud.
Il territorio di Barano ha anch'esso un'antica storia, più antica di quel che sembra, atteso la fertilità del suolo, e la sua topografica posizione, riparato fra le colline ed i monti.
Questo vantaggio naturale attirò ivi gli antichi coloni, siracusani, partenopei, e romani; anzi ai tempi di quest'ultimi le contrade -ove oggi Moropane- Barano, e Testaccio, propriamente si dicono -erano abitate, e ritenute in rinomanza, per l'aere purissimo, e per le rinomate e venerate sue fonti d'acque termo-minerali, che dobbiamo riguardare come le più antiche, e le prime usate. Dicemmo rinomate tali acque perché furono stimate non inferiori a quelle rinomatissime dell'Umbria: venerate perché poste sotto la protezione d'Apollo e delle Ninfe Nitrosi, le quali diedero nome al fonte più specioso di questa contrada, che fu detto di Nitrosi e poi di Nitroli. I bassi-rilievi scavati a quelle vicinanze confermano quest'antichità.
L'amintà del sito, l'ubertosità del suolo richiamarono gli antichi suoi abitatori, l'aere puro e balsamico, che quivi si gode l'acqua salutare di Nitrosi che vi scorre, la quale per quanto fosse sperimentata portentosa per alcune infermità, è altissima pel pasto; pei comodi di vita - attirarono nuovi abitatori, in modo che questa terra fu più di prima popolata, tanto che Jasolino, il quale scriveva qualche cenno su quest'isola nel 1587 dicea che Barano dopo la Terra di Forio, era il casale più abitato dell'isola ed in quel tempo era congiunto a Testaccio facendo una parrocchia.
Ma venne un'epoca che la contrada di Barano rimase spopolata e fu dopo l'eruzione del 1301: sopraggiunse l'altra in cui la stessa contrada, e le terre circostanti perdettero l'antica importanza, e fu alla caduta degli Aragonesi.
Nel 1544 vennero questi casali del pari saccheggiati, come gli altri di Serrara, Panza e la terra di Forio, dal corsaro Barbarossa; fu più miseramente e spaventevolmente Barano gettato nello squallore. I suoi scampati abitanti si dispersero per l'isola, alcuni ricoverandosi in qualche torre in alzata in quel raggio di territorio, altri insulse alture della collina del Gottaviello, ed altri lavorando il giorno in quelle campagne, la sera si andavano a ricoverare nel castello d'Ischia divenuto l'unico rifugio degl'isolani, per schivare la schiavitù, e le violenze dei Saraceni.

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